sabato 3 settembre 2011

Monviso - via normale -


Fin da quando ho mosso i primi passi in montagna ho avuto due sogni: mettere piede su un 4000 e il Monviso.
Oggi posso dire di aver raggiunto tutti e due questi traguardi!

Pensavo ci fosse quasi una maledizione dietro quella montagna. La prima volta erano state una notte insonne e dei problemi fisici a impedirmi di raggiungere la meta e questa volta un piccolo incidente in auto il giorno prima, mentre con il pensiero ero ai preparativi per la partenza.


GIORNO 1

Finalmente sono le 14:00 esco da lavoro, tempo di arrivare a casa e trovo tutti i miei compagni pronti per la partenza. Controllo ancora una volta lo zaino, prendo gli scarponi e si parte.
Il mio viaggio : due ore di sonno.
Arriviamo a Castello, la frazione di Pontechianale da cui si apre il Vallone di Vallanta, sul quale alle 16:30 iniziamo il nostro percorso. 
Dopo una prima parte molto semplice e scorrevole svoltiamo a destra lungo il sentiero che sale nel Canalone delle Forciolline dove si trova il Bivacco Boarelli.


La salita qui si fa più impegnativa. Il tempo varia continuamente per il rapido passaggio di nuvole praticamente alla nostra altezza.



Verso le ore 19:00 sbuchiamo in cima al canalone.


Dietro di noi il mare di nuvole che copre la pianura e la parte bassa della valle.


La luce del Sole inizia a farsi più bassa e a colorare di tinte accese le pareti sopra le nostre teste.


Il passaggio nel buco serve a "testare"il fisico da alpinista e quindi chi e' idoneo può proseguire. Passiamo tutti agilmente!


Anche il Sole a quest'ora ci saluta per andare a dormire. Tra poco resteremo solo noi.



Il primo traguardo si taglia al Bivacco Boarelli. Sono quasi le ore 20:00. Vista l'ora e l'affollamento decidiamo di proseguire per il Bivacco Andreotti sperando che nessuno abbia avuto la nostra idea.


Appena ripartiti bisogna oltrepassare un cengia chiamata "Degli stambecchi", uno stretto passaggio a piombo sul lago sottostante. Non è molto alto, ma farsi il bagno adesso non deve essere il massimo.



Ultimo rifornimento idrico, la caverna "Michel Croz" in cui con molta pazienza è possibile riempire le borracce dai piccoli getti d'acqua che colano dalla roccia.


Prima di accendere le luci frontali un ultimo saluto al Sole sperando di ritrovarlo in punta al Viso il giorno seguente.



Inizio ad avere una fame notevole, dopo 5 ore di cammino e quasi 1800 metri di dislivello, al punto di scoprire che quella pizza che vedo vicino ai miei piedi è solo una pietra rossastra.


Mancano pochi metri e parte del gruppo inizia a sentire la fatica, ma ormai ci siamo. Arrivati sulla soglia scopriamo che non vi sono altre persone.


Io, a differenza dei miei compagni, non appena metto piede nel Bivacco Andreotti, a 3225 m, addento il panino e con altrettanta sveltezza mi infilo sotto le coperte.


Il "giorno 1" sta per finire. La temperatura esterna è prossima ai 7 gradi, sono le 22:00 passate e io mi riparo dalla fresca notte con doppio paio di calzettoni, pantaloni lunghi, due maglie, giacca leggera, guanti, fascia per le orecchie e coperta trovata nel bivacco. Mi addormento sentendo gli indovinelli con cui gli altri ricercano il sonno.


GIORNO 2

La notte per me non è stata un problema, tranne alcuni momenti in cui sentivo mancarmi l'aria e una fortissima secchezza in gola, probabilmente dovuti all'altitudine.

Ore 5:00 sveglia. Biscotto, caramella gusto caffè, scarponi e piccozza e siamo subito sul ghiacciaio Sella.


Il Sole non si vede ancora e allora sono di nuovo le luci frontali a schiarirci la via.
Superato il piccolo Ghiacciaio del Sella abbandoniamo, dietro un piccolo masso, le piccozze in modo da alleggerirci un pò e iniziamo la cengia orizzontale sotto il motto:  -don't change la cengia-... L'altitudine ha effetti collaterali!



Finalmente l'alba. E' uno spettacolo. Le nuvole giù in pianura creano un mare bianco sotto i nostri piedi.
Lo scenario è da cartolina e allora muniti di macchine fotografiche cerchiamo di immortalarlo al meglio.



Posate le frontali arriva il diedro-camino. Il primo di alcuni passaggi chiave lungo i quali si sviluppa la via normale. Nonostante la fama, non è molto difficoltoso e lungo.




E' un continuo alternarsi di camminata e facile arrampicata.


E si arriva dalla roccia color rosso detta "Duomo di Milano". Altri metri di arrampicata. Al di sopra dei quali si trovano il "Triangolo" e i "Fornelli", praticamente disposti uno sulla verticale dell'altro.



Eccolo il punto forse più complicato: i fornelli.


Questa è l'uscita dalla parte alta.


Il "Gendarme" o "Testa d'Aquila" è il nome della roccia nella foto sottostante, che dall'alto controlla coloro che salgono e scendono dalla montagna.


Ormai siamo al "Passaggio sulla Est" e la croce di vetta è veramente ad un tiro di schioppo!


Ecco il torrione di Saint Robert e il rifugio Quintino Sella mille metri più in basso.


Alzo la testa ed eccola là... E' fatta! Sono le 7:30
Il secondo sogno di un bambino è diventato realtà, mi fermo un attimo per godermi il momento.


Mentre sono ancora solo mi affretto a fare il classico video di vetta...


Poi tocca alle foto di gruppo. Nella prima da sinistra Massimo, Flavio, Chiara, Samuele (che per la seconda volta festeggia il suo compleanno quassù, auguri!) ed io.


Nella seconda scambio di fotografo: al posto di Flavio compare Francesco.


Sotto la punta Nizza...


... Visolotto, Gastaldi, Punte Roma, Udine e Venezia, Rocce Fourioun, Granero e Meidassa


Fa piuttosto freddo ci sono circa 2 gradi, ed è ora di salutarci.


Ci aspetta una lunga discesa...


Arrivati ai fornelli Flavio fissa una corda per facilitare la discesa di Samuele e delle sue corte leve. Ne approfittano anche papà e sorella.




Da qui in poi è il solito alternarsi di camminata e salti rocciosi da superare con le mani sulla roccia, che intanto sotto i raggi solari inizia a scaldarsi.





La croce del Dado di Vallanta.



Ritornati al "deposito attrezzi" recuperiamo le piccozze per discendere il Ghiacciaio Sella.



Ore 10:30 sosta al bivacco per sgranocchiare qualcosa e avvisare i parenti sulla riuscita della spedizione.


Nella discesa dei due nevai sottostanti un attimo di tensione per la caduta di Massimo, per fortuna senza gravi conseguenze...



Da qui inizia la parte più noiosa su pietre e sassi che si è conclusa con il pranzo al Bivacco Berardo.


Quasi un miraggio nella nebbia eccolo il segnale che per me vuol dire PRANZO!


Rinfocillati a dovere ripartiamo per il fondovalle. Quasi alla macchina iniziano a cadere alcune gocce, per noi gocce di bel tempo!