domenica 29 dicembre 2013

Testa del Cervetto

Dopo il messaggio di Paolino l'Alpino ricevuto ieri sera ecco finalmente la prima vera gita scialpinistica della stagione, dopo la ciaspolata a Castelmagno...


e la fredda e ventosa sciatina di Ostana, culminata nella polenta preparata dalla proloco.

Oggi invece il tempo è bello e la voglia di provare l'attrezzatura appena comprata è tanta.
Il pericolo valanghe è abbastanza alto, quindi la Testa del Cervetto si presenta come uno dei pochi itinerari "sicuri" su cui poter far viaggiare gli sci.


Si parte dal piccolo parcheggio di Meire Bigoire, frazione di Oncino. Alle nostre spalle subito il Re di Pietra a calamitare l'attenzione.


Superato un piccolo ponte si sale a ripidi zig zag in mezzo alla boschina. La traccia è già stata battuta dagli scialpinisti che ci precedono. Mi dice Paolo che questo passaggio libero da arbusti dobbiamo ripercorrerlo assolutamente in discesa, per non dover far uno slalom tra i rami e guadare il torrente.


Continuo richiamo della nostra attenzione, la montagna simbolo del Club Alpino Italiano.


Usciti dal boschetto la traccia risale un pendio inclinato molto ampio, esposto a Nord, su cui è veramente piacevole far scorrere sci e pelli.
Alla nostra destra la cresta che parte dalla Cima di Crosa verso la Punta Rasciassa.


A sinistra la pianura pinerolese, e più lontane le cime valdostane.


Sull'altro versante della Valle Po i pendii meridionali, di Ostanetta, Briccas e Frioland.


In alto aumenta l'inclinazione e la traccia torna a zigzagare per superare la pendenza.


Sosta con vista dopo un oretta di salita.


Mancano ancora un po' di metri alla "punta", che di appuntito ha ben poco...



Passo io davanti. Questo tratto è veramente eccezionale. Si superano man mano delle gobbe, al limite tra l'ombra del versante Nord e i raggi del Sole che ci accecano da Sud.


Dietro Paolino, osservato dal Viso. Pochi altri posti vantano uno scenario simile.



Arrivati sulla spianata sommitale a 2347 m, il paesaggio mozza il fiato.
Il vento dei giorni precedenti non ha lasciato accumulare molta neve, infatti si cammina senza sprofondare.


E lui è l'indiscusso protagonista, dall'alto dei suoi 3845 m.


La Valle Tanaro appare ancora ricoperta dalle nebbie.


Il video del panorama di vetta non rende giustizia alla realtà.


Gita non durissima, bella neve, basso rischio valanghe e posto stupendo attirano, ovviamente, molte persone.


Il clima piacevole ci invita a rilassarci e perdere tempo prima della discesa, senza fretta.



Verso mezzogiorno decidiamo che ci siamo rilassati abbastanza e cominciamo a scendere verso valle.


Qui è Paolo a pennellare le prime curve. La neve è molto faticosa.


Dopo parto io.


Quello sotto è forse il tratto migliore della discesa, in cui lo sci galleggia bene e si scende senza affaticare troppo le gambe.


Momenti di puro divertimento!


Il pendio non è molto ripido, proprio questo lo rende sicuro dalle valanghe.



Numerosissime le tracce di altri sciatori, ognuno con l'intento di lasciare il suo personalissimo segno.


Prima di incontrare nuovamente il bosco bisogna deviare a destra per ritrovare il passaggio su cui si svolge la salita.


Paolo scompare dietro un dosso.


Al terzo giorno di sci la fatica inizia a farsi sentire. Non riesco più a percorrere lunghi tratti senza fermarmi, ma fortunatamente siamo quasi arrivati.


Manca ancora il brutto tratto di bosco e siamo al parcheggio.

Giornata stupenda, a conferma che lo scialpinismo è una delle attività più divertenti e di grande soddisfazione che si possano praticare in questi ambienti.