sabato 22 febbraio 2014

Monte Faraut

Una classica dello scialpinismo cuneese, la salita al Faraut 3046 m, non ha deluso le aspettative.
La partenza è dal Rifugio Melezè di Bellino, 1218 m più in basso. Seguendo la pista battuta si giunge veloci alla borgata di Sant'Anna. La Testa dell'Autaret e il Pelvo di Ciabrera sembrano prendere il Sole davanti ai nostri occhi. 


Sulla destra del vallone è posata la Rocca Senghi, con la sua ferrata che sale sullo spigolo rivolto verso di noi.


Questo primo tratto di salita dolce, supera senza molte curve tutto il Pian Ceiol, con le ultime Grange di Bellino. Il cambio di versante rende quasi irriconoscibile la Rocca Senghi, nella foto sotto.


Attraversato per due volte il torrente la traccia si infila nelle Barricate, una sorta di strettoia rocciosa che separa la bassa valle dai pendii più elevati.



Qui iniziamo a salire sul serio.




Sulla sinistra si vede bene il percorso del sentiero estivo, indicato da una sorta di parapetto. Noi passiamo nel centro, dentro la piccola depressione.


Al riparo dal vento, che ci ha subito rinfrescati dalla partenza, la temperatura diventa gradevolissima.


Altri scialp ci precedono.


Dopo le Barricate il pendio si apre un po'. La giornata, come dimostrano le foto, è bellissima e senza nuvole.


Ormai alle nostre spalle la ripida uscita dal "canyon".


Finalmente spunta la cima, alla mia destra. Dopo circa un'ora di fatiche vedere la meta così lontana non è molto rincuorante. Meglio fare una breve sosta e sorseggiare una tazza di tè caldo.


Per fortuna una volta ripartiti ai nostri occhi è apparso questo. Un'enorme distesa nevosa che sembra disegnarci la via fin sotto la vetta. Sulle creste si vede il lavoro del vento, che sta pulendo le rocce dalla neve scesa.


E infatti da qui in poi l'aria è forte e moltiplica la sensazione di freddo. L'orecchio dal lato esposto diventa insensibile, come la guancia.


La fatica aumenta non solo con l'accrescere della pendenza, ma anche con il passaggio su una neve gessosa su cui le pelli faticano a lavorare.


Il vento continua a "spingerci" su.


Giunti al colletto che anticipa la cima, il panorama è grandioso. Dietro a Paolino il Brec e l'Aiguille de Chambeyron.


Dalla parte opposta il gruppo del Pelvo d'Elva, con la cresta del Bric Camoscera davanti, e a destra nella foto, un pezzetto di Marchisa.


Dal colletto la traccia passa sul versante opposto, dapprima su neve ghiacciata, simile a marmo, poi su una spianata, dove mangeremo e soprattutto toglieremo le pelli senza vento(!!!) proprio sotto la croce di vetta.

Versante Monviso.


Versante Pelvo, Marchisa e Chersogno.


Versante Oronaye.


E versante Chambeyron.


Video integrale della vista dalla sommità.


Dopo aver preso il sole un'oretta appoggiati agli sci, ripartiamo per la discesa.


Sotto è Paolo che scia tra i turbini di neve.


La vista sul vallone sottostante è grandiosa..


Dove il vento ha lavorato meno, la neve è spettacolare.



Il pendio è talmente ampio da consentire ad ognuno di fare la propria traccia senza scavalcare quelle esistenti. Ecco in lontananza spuntare il Mongioia e il Monte Salza.


Dopo aver superato, anche spingendo, il pianoro, aspetto Paolo.


Fino alle Barricate la neve è piacevole.


Da qua diventa più umida e consistente, rendendo più difficoltoso far girare gli sci.




Sono nel tratto più ripido della discesa, subito prima dell'entrata nella strettoia.


Paolo, invece, è quasi uscito.



Prima di arrivare alla macchina ancora una sosta appoggiati al muro di una baita, a goderci gli ultimi raggi di Sole.

Giornata incredibile, per il posto e per il tempo. Anche il vento freddo, alla fin dei conti, fa parte della montagna, e addirittura per alcuni ne è la voce. Oggi l'abbiamo sentita urlare, ma questo non sminuisce la bella giornata trascorsa.