domenica 28 agosto 2011

Monte Granero - via "Michelin-Masoero" -


Dopo una piacevole parentesi spagnola si ritorna in quota.
Nonostante una partenza travagliata arriviamo al parcheggio del Pian del Re di buon' ora. L'idea è quella di percorrere la via "Michelin-Masoero" aperta nel luglio del 2000.


La parete è quella Sud-Est del Monte Granero: due speroni, uno dei quali strapiombante, in basso e una grossa placconata in alto ne caratterizzano l'immagine.


L'itinerario si sviluppa lungo il sentiero che porta dal Pian del Re al Colle delle Traversette fino alla deviazione in prossimità di una caserma diroccata, alla cui altezza si devia verso destra per il Colle del Luisas e la Meidassa (clicca qui per maggiori dettagli)


Eccola la nostra meta come appare dal sentiero.


Di solito ha il cappello, ma oggi il Monviso e la sua faccia più himalayana si mostrano in tutta la loro imponenza.


Intanto non manca più molto all'inizio della via.


Oltrepassata la severa parete sud della Meidassa arriviamo in prossimità di Pian Mait.


Dopo la deviazione all'altezza della casermetta sentiero da noi abbandonato sale verso il Buco del Viso e il Colle delle Traverette. Nella foto anche le Rocce Fourioun, Punta Venezia e Punta Udine.


Raggiunto l'attacco non ci resta che prepararci: scarpette, corde, cordini, rinvii....


Pronti, via! Il primo è Flavio, mentre Luciano lo assicura ed io scatto qualche foto.


Dall'attacco si percorre inizialmente lo sperone di destra per tre tiri. Qui i passaggi arrivano fino al 5c con piccoli strapiombi nel primo e terzo tiro.



 La forma piramidale della Punta Udine nella foto sotto.


La punta poco appuntita della Meidassa.


Col quarto tiro si attraversa un canalone verso sinistra prima di incrociare la via normale della Valle Po. Il quinto tiro è già interamente sullo sperone di sinistra. Qui bisogna superare un camino e quindi un ripido muro (5a,5b)


Il tiro seguente è costituito da placche e brevi muri non molto difficoltosi.


Dalla sosta continuo a fotografare il Re di Pietra, qui col Colle di Viso e il Viso mozzo.


Sopra di noi la parete sembra piatta.
Il tiro numero sette è l'ultimo dello sperone, ed è seguito da un attraversamento su cengia erbosa che ci riporta sulla parete vera e propria.


Siamo al nono tiro, io inizio a sentire un pò di fatica vista la mia non-abitudine a questo tipo di percorsi. Questi tiri sono i più duri in quanto molto continui senza tratti più facili su cui riprendere fiato. I passaggi sono tra il 5a e il 5c.





Il lago Fiorenza sembra sotto di noi.



Con il penultimo tiro, l'undicesimo, si ha la possibilità di deviare a sinistra sulla via normale. Vista l'ora, le energie rimaste (soprattutto mie) e la fame decidiamo di seguire questa traccia che in pochi minuti ci conduce in vetta.


Ecco il panorama dalla punta. Il video...


...e le foto.
La Meidassa è finalmente sotto di noi.


Il Refuge du Monviso in Francia.





Il Monte Bianco


Il Rosa.


Il massiccio degli Ecrins.


Il gruppo arrivato in punta, un membro purtroppo ha dovuto cedere il passo poco prima dell'attacco alla via.


Foto con la Madonna e con il re (di pietra)



Ritorno per la via normale. Ad attenderci al fondo alcuni amici a quattro zampe.






mercoledì 10 agosto 2011

Percorso Avventura Chiaronto

Il "Percorso Avventura"di Chiaronto, borgata di Frassino (Valle Varaita) è una bella ferrata inaugurata nell'ottobre dello scorso anno.

Dal parcheggio in circa 10 minuti si arriva alla partenza.


Indossate tutte le sicurezze (imbrago  + set da ferrata + casco) si parte. Il primo tratto è abbastanza semplice e breve e consiste arrivare ed oltrepassare una piccola parete rocciosa.



Da qui in circa 5 minuti di trasferimento si giunge al primo ponte. Una rete metallica a formare un lunga U al cui interno avviene il passaggio.



 Superato il ponte ancora un tratto di sentiero, poi una spaccatura della roccia in cui infilarsi per scendere ed arrivare alla rete.




Si arriva finalmente alla rete da arrampicare con la roccia dietro la schiena e la faccia sul vuoto fino a al punto in cui bisogna girarsi per ritornare sulla roccia.




Superato il tetto di roccia grazie alla rete il tratto successivo è costituito da un ponte tibetano. Tre cavi d'acciaio tesi, uno per appoggiare i piedi e due per mani e moschettoni.




Ora la parte più difficile: un muro con alcuni scalini che rendono la salita strapoimbante. In questo tratto ho avuto qualche difficoltà soprattutto nel spostare i moschettoni da un tratto di cavo all'altro. Grazie a Flavio che e alla corda sono salito comunque.





Ecco un metodo meno faticoso, ma sicuramente divertente per superare questo, che è il tratto più duro di tutto il percorso.


Proseguendo oltre si trova il balzo più lungo da superare ma meno duro e impegnativo del precedente.



Ancora due ponti è il percorso è concluso. Il primo è sicuramente quello più emozionante: lunghezza 70 metri altezza dal suolo altrettanto. Il secondo è una rete simile al primo incontrato.
Ecco come appare dal basso.


Ma saliamoci sopra...




Dalla partenza del ponte si crea un anello che porta alla conclusione del percorso. Infatti arrivati dall'altra parte si segue una curva verso destra che riconduce nel punto appena citato.





In totale il percorso dura circa 2:30 ore. Per la discesa si segue un sentierino abbastanza ripido che passa nel bosco.