sabato 30 maggio 2015

Punta Due Dita

Due torrioni sottili danno il nome a questa montagna di 3147 m, una delle più dimenticate e meno frequentate del gruppo del Monviso. 
Noi abbiamo salito la parete Sud, attaccandola in prossimità del Passo Due Dita. Un itinerario gradato D+, in cui l'avvicinamento, prima su sentiero e poi su canale di neve, con piccozza e ramponi, lo rende alpinisticamente completo. 


Sveglia alpinistica e partenza alle 4 da casa. Danilo ed io, lasciamo il parcheggio del Pian del Re alle prime luci dell'alba.


Saliamo sul sentiero che porta al rifugio Quintino Sella. Superati i laghi Fiorenza e Chiaretto, deviamo da questo percorso per puntare dritti verso il conoide del Canale Due Dita.


Nella metà bassa della foto sotto si vede un puntino rosso. Il bivacco Villata, particolarmente frequentato in questi giorni con la parete Nord del Viso in condizione.


Noi saliamo più a destra, rispetto alle tracce che salgono al bivacco, a metà tra il Visolotto e la Punta Gastaldi.


Dal Lago Chiaretto, la neve comincia ad essere una presenza costante. Vista la consistenza capiamo che le ciaspole oggi serviranno solo ad appesantire i nostri zaini, già carichi di materiale. Infiliamo, quindi, i ramponi.


Alla base del conoide, scopriamo che la neve non sarà particolarmente solida. Evidentemente non c'è stato rigelo notturno.


Risalgo anch'io, con il Lago Chiaretto alle spalle.




Nel canale troviamo solo una traccia leggera di passaggio. Alternandoci in testa a seguirla, cerchiamo di mantenere più energie possibili.



Dopo la strettoia, ormai pochi metri davanti a me, la pendenza aumenta, fino all'uscita sul passo.


Eccola alla nostra destra, la parete che intendiamo salire.


Fuori dalla neve, troviamo un posto comodo per cambiare assetto. Scarponi, ramponi e picca, via. Adesso è l'ora delle scarpette da arrampicata, dei rinvii e di tutto il materiale da roccia.


Sarebbero 4 tiri di corda. Uno lungo e tre più corti, ma noi preferiamo salire in conserva, per essere più veloci.
Il primo tratto, poi, è piuttosto facile.



Dopo pochi metri Danilo raggiunge l'ultima calata sulla via del ritorno. A fianco sono presenti anche un chiodo, con cordone.


Laggiù sui nostri primi passi, salgono le nuvole.


Lasciata alla nostra sinistra la via che sarà poi di discesa, proseguiamo la salita.


Tra qualche metro arriva il tratto più duro dell'ascesa, con qualche passo di 5a.


All'altro capo della corda, ci sono io che ne seguo l'avanzare.


La parete sopra di noi si fa ora più complessa. La via, di cui non esiste relazione affidabile, più incerta. Solo qualche vecchio chiodo trovato per strada ci dice che stiamo percorrendo le tracce di altri salitori.


Un forte vento, che gela le mani, e una corda incastrata ci fanno perdere un po' di tempo. Non riuscendo a comunicare, infatti, pensiamo entrambi che l'altro si sia fermato. Tornati a sentirci, superiamo questa situazione.


In seguito, ci riportiamo verso sinistra, con un facile traverso, appena sopra un chiodo e poco dopo sbuchiamo tra le due dita.



Punta Gastaldi, 3214 m, unita alla "nostra", da una sottile cresta.


Dietro di me, il Monviso, con la sua parete Ovest, e il Dado di Vallanta.


Sfilo sotto la cima Sud, per attaccare gli ultimi metri di quella Nord (la principale).


E' con quella fessura, da risalire in Dulfer che sbuco sulla punta, dove mi aspetta Danilo. Ultimo tiro, tanto corto, quanto divertente.


Freddo e scomodità ci invitano ad una sosta rapida. La punta è veramente un dito. Altre persone non ci sarebbero state, per mancanza di spazio.


Dietro di noi lo scenario è imponente. Visolotto a sinistra e Monviso a destra, mai visti da questa angolazione.


Iniziamo con le doppie. La prima breve, ci deposita alla base del torrione. Poi qualche metro a piedi, scendendo verso Ovest, e seconda calata su sosta con due anelli.


Eccole le Due Dita 3147 m.


Mentre aspetto il mio turno per scendere...
Il Visolotto 3348 m.


Il Monviso 3845 m.


E il Dado di Vallanta 3781 m.


Tocca a me. Inizia la discesa.


Dopo il tratto a piedi, la seguente calata, obbliga a portarsi verso destra (faccia a valle), per trovare la sosta successiva.
Qui la relazione di Gulliver dice che basterebbe una corda da 50 m. Noi con due da 60 m non riusciamo ad arrivare alla fine del canalino sottostante. Avessimo seguito le indicazioni, la corda sarebbe finita prima della metà, obbligandoci a disarrampicare la parte restante.


Arriviamo, invece, qualche metro sopra la lingua di neve, da attraversare con le scarpette da roccia. Alcuni passi dopo Danilo, oltre la breccia alle sue spalle, si trova l'anello visto durante la salita.


Ultima calata che termina al deposito attrezzi, dove speriamo di trovare scarponi e calzettoni asciutti.


Tra noi e la fine delle difficoltà c'è solo più il canalone di neve salito al mattino. Ormai inizio ad essere stanco e cerco di scendere con la massima prudenza.


Il tutto con le nuvole che salgono...


Sotto il video della salita. 


Credevo che l'avvicinamento e un'arrampicata senza grandi punti di riferimento, ci avrebbero fermato prima della cima. Invece sono molto contento di esserci arrivato.

sabato 9 maggio 2015

Cima di Pienasea

Probabilmente è stata l'ultima scialpinistica della stagione, sicuramente azzeccata.
Partenza dal parcheggio di Chianale, dove comincia il sentiero per i Laghi Blu. Il primo tratto nel bosco lo risaliamo con gli sci in spalla. 
Da qui (foto sotto) mettiamo "i legni" ai piedi, e iniziamo a congiungere le varie lingue di neve, che ci portano verso l'alto.


Dietro il Monviso appare così.


Finalmente, risalito il primo vallone, il bianco comincia a prevalere sul verde/marrone dei pendii più bassi.
Paolino sembra inseguire la Luna.


L'alta Valle Varaita è tutta alle nostre spalle. Pan di Zucchero, Pic d'Asti, Brusalana e Aiguillette, prima del verdeggiante Vallone di Soustra.


Qui il dominatore del luogo è il Roc della Niera 3177 m.


Eccolo nuovamente svettare sul ghiacciato Lago Bleu 2533 m.


Noi lo superiamo, restando alti sulle sue sponde.


Lasciatocelo alle spalle, entriamo nel Vallone di Pienasea, che risale verso Sud. Qui la neve sembra (e la discesa ce lo confermerà) spettacolare. Due dita di fresca sulla neve compatta primaverile.


Davanti a noi appare così il vallone. Al suo interno sembra correre una vera e propria pista da sci.



Come si vede da queste foto, la neve inizia a scarseggiare, anche in quota. 
Bisognerà aspettare la nuova stagione?


In cima al vallone, bisogna risalire un tratto molto ripido. Paolino opta per la piccozza. Io tolgo direttamente gli sci.



Nel Sole aspetto l'arrivo dell'Alpino.


Superato questo tratto ripido il terreno torna più facile. Si scende qualche metro e poi si punta verso il Colle del Lupo, che noi non abbiamo raggiunto, tenendoci più a sinistra verso la cima.


Tolti gli sci per gli ultimi metri, dove sono le pietre a farla da padrone, continuiamo a piedi. 


Giunti in cresta si risalgono gli ultimi 50 metri verso la vetta.


Sotto di noi, la strada per il Colle dell'Agnello e la Tour Real 2877 m.


Dietro l'Oronaye 3100 m.


E poi c'è lui...


Croce di Vetta. Cima di Pienasea 3117 m.



Autoscatto davanti al Monte Salza 3326 m. 



Tornati al deposito sci, inizia una spettacolare discesa fino al lago. Neve come piace a me. Mi diverto un sacco.


L'ultimo tratto del vallone è una picchiata sul Lago Bleu.


C'è anche il video di questa giornata ben spesa, in un angolo per me poco frequentato delle nostre montagne.