domenica 29 luglio 2012

Giro del Viso


Il giro o "Kora" come lo chiamano in Tibet della nostra montagna più sacra, del nostro Kailash, il Monviso, monte visibile, nominato così al tempo dei Romani. Un viaggio di conoscenza, di luoghi e di se stessi.

L'idea nasce su un tavolino di un bar, quasi per scherzo.
A distanza di mesi ci troviamo a sfogliare cartine di sentieri ricercando un anello da chiudere in due giorni.

Il giro del Viso sembra subito molto azzeccato. A metà circa si trova il Rifugio Vallanta, comodo appoggio per la notte che separa le due parti del cammino.

Questa volta condividerò tempo e discorsi con Cristina, la ragazza che seduta al bar, mi ricattò per essere portata in montagna. 


Finalmente è sabato. Dal Pian del Re parte il nostro percorso che sale sopra la sorgente del Po superando i laghi Fiorenza e Chiaretto, sotto la sagoma della parete est del Monviso. Oltre il lago Chiaretto il sentiero taglia in diagonale una pietraia, formatasi a seguito di una frana staccatasi dal monte. Le due foto (sopra e sotto) mostrano il Rifugio Quintino Sella (2640 m), con il lago visti dal Colle di Viso.


Rifocillati da un'abbondante colazione (sono le ore 12:00) ripartiamo dal Rifugio in direzione dei Passi Galarino e di S.Chiaffredo.
Qui il sentiero è un costante saliscendi che corre sulle sponde di alcuni piccoli laghetti, fino alla deviazione per il Rifugio Alpetto. Noi proseguiamo a destra.


In lontanaza si scorge già il primo passo.


La traccia sale dolcemente.


Alle nostre spalle il tratto appena superato.


Gli ultimi metri prima del Passo Galarino ritornano ad essere più ripidi.


In seguito il sentiero spiana nuovamente.


Secondo passo.


Prima di arrivare al Lago Bertin, sotto il Bivacco Bertoglio il sentiero sfiora centinaia di pietre disposte simili a lapidi, che rendono il luogo, ancora di più con il tempo da noi trovato, molto macabro.


Per farvi capire la distanza tra le "lapidi", all'incirca due braccia!


Inizia qui l'interminabile discesa sul Vallone di Vallanta. Sfasciumi e detriti monopolizzano il sentiero.



L'entrata nel bosco è un vero sollievo per gambe e piedi.



Fondovalle significa sosta, pranzo (ore 16:00) e piedi nel torrente!




Sopra le nostre teste svetta la Guglia delle Forciolline.


Arrivati sul facile sentiero, la nostra ultima salita quotidiana, ci concediamo una foto "di gruppo".


Il tempo sembra migliorare... alcune gocce di bel tempo ne danno conferma.


La mole del Dado di Vallanta sovrasta il rifugio omonimo.


Da sinistra: Passo Vallanta, Punta Gastaldi, Passo Due Dita, Visolotto e Cadreghe di Viso.


Il S.Bernardo del rifugio ci accoglie con un sonoro "bau", prima di rimettersi comodo. Sono ormai le 19:30.


Le fatiche di questa giornata le affoghiamo in un ottimo minestrone, accompagnato da una caraffa (piccola) di rosso. Cosa desiderare di più in questo momento?
L'arrosto e il dolce completano il pasto.
Dopo cena in compagnia di un maestro di sci francese, molto simpatico e poliglotta che cerca di convincerci a fare corsi nella sua scuola a Val d'Isere. Troppo lontano!
Genepy e Genzianella ci augurano la buona notte.

La mattina seguente il cielo non mostra neanche una nuvola.
Per ben cominciare ci tuffiamo sulla colazione.


In lontananza le sagome di Chersogno e Pelvo d'Elva, obbiettivo di domani...



Foto ricordo del duo e si parte.


A pochi minuti dalla partenza tocchiamo il Rifugio Gagliardone, o meglio ciò che ne rimane.


In breve tempo il nostro rifugio è già lontano.



Il Passo di Vallanta è ormai a pochi passi.


Il sole inizia a riscaldare noi e le pareti del Viso.



Eccoci. Passo di Vallanta.


Breve sciata sulla poca neve rimasta, osservato da una coppia francese, divertita dalla situazione.


Il sentiero prosegue in territorio francese, verso il Refuge du Mont-Viso


La discesa è tutta su pietraia.


Al termine un pianoro ci conduce al rifugio francese.


Momenti di spensieratezza.


Le refuge!


La particolare forma del Monviso visto da nord... Incredibile!


Accampati sotto il balcone gustiamo una torta ai mirtilli.


Stavamo dimenticando una foto assieme al Re di Pietra...


..due, mentre ci siamo!


Una signora ci spiega come si portano tre zaini senza l'aiuto di altre persone...


Lo stambecco.


Inizia l'ultima salita del giro. Il Colle delle Traversette, dove Annibale passo le alpi per dirigersi su Roma.


La salita sul sentiero è molto semplice...


...troppo semplice...


...perchè non tagliare di qua!


In un modo o nell'altro arriviamo al Buco di Viso, il più antico traforo delle Alpi! Noi vogliamo entrare in Italia dalle Traversette, un centinaio di metri più in alto, quindi lo percorriamo prima nei due sensi.


Andata...



...e ritorno, facendo luce ad una coppia di "giovani anziani", sprovvisti di pila, ma con un'ottima vista!


Ancora salita fino al colle, punto di massima altezza del giro.


Attacchiamo le bandierine tibetane. Questo luogo ventoso è perfetto per il loro posizionamento.


Foto classica con la palina. Da qui sembra di toccare il Monviso con un dito...


L'inizio della discesa sul Pian del re ci regala un altro incontro ravvicinato stambecco.


La Nord: il versante himalayano del Viso


Ora il sentiero scende ripido e leggermente esposto. Un tratto di neve mi regala un ultima sciata.


La macchina è laggiù, ormai è mancano solo più i complimenti dell'arrivo.


Al parcheggio arriviamo soddisfatti per la lunga camminata portata a termine. Il nostro pellegrinaggio è finito. Si ritorna a casa.



2 commenti:

  1. grazie di tutto vib....è stata un esperienza che portero' per sempre nel mio cuore...la tua compagna di viaggio..Crys

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  2. Bellissimo report. lo ho letto tutto e assaporato le immagini durante la mia convalescenza in ospedale pensando di esserci anche io lì dove siete stati. Un abbraccio dalla Toscana. Mark Skye Jansson (Facebook)

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