venerdì 15 giugno 2018

Oronaye

Si ritorna a fare alpinismo in alta montagna con Danilo, su una di quelle vette riferimento della zona, ma su cui non sono ancora salito, l'Oronaye.


La prima parte, fino al lago che prende il nome dalla vetta, è la solita salita verso i laghi di Roburent, ormai percorsa un numero indefinito di volte. Pensavamo di trovar più neve, ma capiamo quasi subito che così non sarà.


Dal Lago dell'Oronaye si svolta verso sinistra, verso le pendici della nostra montagna. Risaliamo degli sfasciumi prima di toccar finalmente la bianca neve.


Cambio di assetto: ramponi e picca e che l'avventura abbia inizio!


Saliamo un passo dopo l'altro, il canale Sud, che ci porterà ad attaccare le ultime roccette che sorreggono la croce sommiate. 


Le forme e i colori della roccia sono da immortalare in ogni angolazione e sfumatura. Pinnacoli rocciosi che ricordano le più note Dolomiti, fanno da sponde al nostro riparato canale, nel quale si conserva (per fortuna) ancora un po' di neve.


Danilo mi segue a qualche metro di distanza. La pendenza del canale inizia ad essere interessante...


Con i polpacci che poco per volta diventano duri e infuocati, proseguo la mia salita in tenuta color giallo fluo.


La' in fondo il pinnacolo che prima era all'altezza di Dani, ora sembra molto più piccolo.


Siamo in cima. Posiamo picca e bastoni e teniamo i ramponi ai piedi, non sapendo quanta neve, magari ghiacciata, andremo ancora a pestare.


Adesso procediamo in conserva. Dopo aver superato un diedro camino non troppo difficile, Dani si porta oltre una breve cengia obliqua, alla cui fine troverà una sosta Raumer a cui assicurare la corda.


Oltre la sosta ci tocca salire una paretina di pochi metri...


...prima di un traverso che richiede un momento di attenzione, soprattutto per il passaggio su neve.



Eccomi nel punto più delicato. Per fortuna, adesso la neve ha una consistenza ottima per sopportare il mio peso.


Sguardo sull'alta Val Maira, sul gruppo Castello Provenzale, incastonato nella conca sopra Chiappera.


Noi invece, ancora su roccia. I passaggi sono sempre facili e piacevoli. Bisogna solo prestare un po' di attenzione a non restare con le prese in mano.


Ancora qualche metro su neve, prima di raggiungere il filo di cresta che ci condurrà alla croce. 


Sotto di me la valle dell'Oronaye, appunto, da cui siamo arrivati noi.


Crestina finale, da "grande alpinismo" e siamo in vetta, ai 3100 m dell'Oronaye, o Testa di Mosè per i cugini d'oltralpe.


Arrivo anch'ioooo...



Mentre Dani in versione Aleksej Stachanov finge di essere in ufficio e prosegue nel rispondere alle più svariate mail di lavoro, io ne approfitto a riposarmi un po' e mangiucchiare qualcosa.



Foto di vetta.



E si riparte per la seconda metà dell'itinerario.


Prime roccette da ridiscendere.




E poi due doppie da 20 metri... NO ALMENO 25 M!
Le nostre relazioni dicono 20 ma seguendole alla lettera arriviamo a 2-3 m da terra. Poi si disarrampica.


Stesso discorso per la seconda calata.


Adesso ci aspetta il lungo scivolo di neve, ormai marcia che segnerà l'ultima difficoltà del ritorno.


Come già detto, non riesco a smettere di scattare foto alle sculture che ci circondano.


Fuori anche dagli sfasciumi, non ci resta che lasciarci andare sulle dolci pendenze ancora innevate sotto di noi.



Che bello tornare a fare un po' di alpinismo di quello che tanto piace a me, su una montagna che avevo da tempo inserito nella lista delle salite da realizzare.

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