domenica 11 gennaio 2015

Rocca Castello - tentativo - spigolo Maria Grazia


Partiamo dall'auto all'alba. E' inverno, meglio specificarlo, perché le foto non lo dimostrano affatto. Siamo diretti alla "Castello", la Rocca. Dietro di noi, sopra i tetti di Chiappera, l'Auto Vallonasso, si staglia preciso sullo sfondo rossastro delle nubi. L'Oronaye, il suo vicino più imponente, non riesce a farsi largo nella coltre di vapore, ancora dopo parecchi minuti.


Continuiamo a salire verso il Colle Greguri. La temperatura alla partenza era superiore ai 10 gradi. Ora, però, un venticello fresco inizia a farsi sentire sulla pelle.
Siamo finalmente al cospetto dello spigolo. Per toccarne la base, occorre superare alcuni nevai, ancora ghiacciati, piuttosto pendenti.


La preparazione all'attacco della via è piuttosto scomoda, viste la pendenza e la presenza di neve.
Parto io davanti. I primi due tiri li supero unendoli, arrivando, quindi, direttamente alla seconda sosta.
Mi seguono Flavio e...


...Luigi.


Da qui vedo il tetto del tiro successivo, da superare andando prima a destra e poi ritornando verso sinistra, per non attaccarlo direttamente. Forse l'idea migliore sarebbe salire sopra il chiodo che si trova sullo spigolo del tetto. Io faccio secondo relazione, arrivando sopra il tetto fino al momento di dover traversare a sinistra.
Sono fermo ad un passo in cui non trovo buone prese per le mani. Le corde tirano e perdo tempo al freddo, provando a passare. Riesco finalmente ad avanzare alcuni metri, poi bruciato dai vari tentativi, e spinto dal vento getto la spugna.
Mi faccio calare di qualche metro, dove recupero i compagni su due chiodi che, probabilmente, saran serviti da sosta, in altri tempi.
Sono dispiaciuto di averci messo tanto tempo per non passare. Questo sommato al vento e ad un leggero nevischio ci indicano la via da seguire. Tornare giù alla base.


Prima però devo recuperare i compagni dalla sosta.


La mia discesa non sarà molto tranquilla. Mi calo sulle due corde, con le folate di vento che mi fanno girare su me stesso. A pochissimi metri dal fondo un enorme groviglio mi fa perdere ulteriore tempo. Le mani gelate non riescono a districare la matassa di asole e nodi che non fanno scorrere verso il basso il mio Machard.
Rido e impreco. Sono stanco e infreddolito e la situazione mi appare buffa e un pochino tragica allo stesso tempo. Dopo aver letto e visto mille volte la storia di Tony Kurtz, mi trovo in una situazione analoga, con le dovute proporzioni.


Comunque dopo qualche minuto di fatica arrivo al fondo, dove mi aspettava Luigi calatosi su una sola corda, prima di me.

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