mercoledì 17 maggio 2017

Cima di Valcuca - Sperone Sud

Cima di Valcuca - quota 2605 m
- via Sperone Sud -
Difficoltà D
Sviluppo 200 m

Esattamente un anno fa, sempre il 17 maggio, abbiamo sollevato il caso Valcuca. Oggi a distanza di un anno esatto cerchiamo risposte sicure e quindi decidiamo di tornare in loco.
Saliti ai laghi di Fremamorta iniziamo a pestar neve. Ne avevamo già trovata prima, per superare due vecchie valanghe. 


Oltre il lago, ancora ghiacciato, troviamo la prima sorpresa di giornata: il lupo. E' la terza uscita consecutiva in cui ne vedo uno, secondo avvistamento per me in questa zona.
Ne vedremo, tra poco, altri due salire una pendenza svalangata verso un colle molto alto: restiamo affascinati dall'andatura sicura su un terreno così precario.


Colletto di Valasco, 2429 m. Da qui inizia la discesa in Val Morta.


Ecco spuntare gli speroni della Valcuca. Anche da qui il centrale sembra più alto rispetto ai laterali, come sostenuto da noi un anno fa, al contrario di cosa dicono guide e carte.


Siamo alla base della fascia detritica che ci condurrà all'attacco dello sperone Sud, quello più a destra.


Danilo sovrastato dalla Testa Nord di Bresses, 2830 m, mi accompagna anche oggi, come un anno fa su queste vette.


Parte lui sul primo tiro, quello più duro della via. 20 metri di IV con un passo di V.


Io parto da due, vista la lunga inattività da rocciatore. Ecco Danilo, nella foto sotto, sul passo più complicato.


Si parte. Lascio l'orizzontale per alzarmi verticalmente.


Il tiro è breve e ben chiodato, quindi ce lo lasciamo alle spalle in poco tempo.


Secondo tiro, 25 metri tra diedri e placche di IV. Primo chiodo verso destra poco visibile, poi qualcosa si trova salendo...



Terzo tiro, IV, che sale un diedro dal fondo erboso. Fin qui tutto bene.
Una volta finito il diedro però dove si va? La metà corda non è ancora arrivata, anche se il tiro è di 30 m, ma soprattutto finisce la logicità del percorso. Noi facciamo sosta poco più su.
Attenzione ad un grosso masso instabile sotto ad un chiodo rosso, che sembra comodo da utilizzare, ma meglio di no!


Proseguo io spostandomi un po' verso destra per guadagnare lo spigolo vero e proprio e risalirlo, fino ad un tronco secco. Da qui in poi la via ritrova una logica nel percorso, ma perde ogni protezione che testimoni il passaggio di qualche persona.



Non sapendo se siamo nel giusto o meno e con questa lavagna liscia dinanzi a noi, riparte Danilo.
Supera, traversandolo in basso, il pilastro roccioso...



...per portarsi alla base di quello successivo. Intanto la Regina delle Marittime torna a farsi vedere.



Tocca a me salire quello che poi definiremo il tiro più bello. Mai troppo difficile, aereo e ben proteggibile.



Dani a sua volta si porta in sosta.


Ecco il colletto da quale sono transitati i due lupi. Ingrandendo la foto si vede ancora la traccia del traverso che li ha portati lassù sopra la valanga: magnifici.



L'ultimo tiro, spiana leggermente. La punta sembra essere molto lontana, ma è solo un effetto ottico.


Serra dell'Argentera, con il mitico Corno Stella.


Dani in vetta. Purtroppo la fretta non mi ha fatto ricordare di scattar foto o misurare l'altitudine di questa punta, ma garantiamo noi che lo sperone centrale è quello più alto, senza ombra di dubbio.


Ultimi metri di cresta, prima della....



... vetta!


Ora non ci resta che scendere questo odioso canale, ripido e scivoloso che ci riporta coi piedi per terra. Alla faccia della descrizione che lo definisce veloce e facile.


Metodo approvato contro la sparizione delle gambe nei buchi della neve. Quando sotto controllo funziona benissimo e lascia una piacevole sensazione di fresco sulle chiappe.


Poi solo tornanti, traversi e tornanti prima del parcheggio.
Peccato non aver fatto il fermo immagine dello schermo del cellulare per testimoniare l'errata quota della vetta. Bisognerà tornare?
Il prossimo 17 maggio lo scoprirete...

Nessun commento:

Posta un commento