domenica 13 agosto 2017

Uja di Mondrone

Come per ogni estate Adri ed io, fissiamo un appuntamento alpinistico nei giorni di ferie.
Quest'anno la curiosità ci ha portati nelle Valli di Lanzo, per salire sull'Uja di Mondrone, addocchiata da lui tempo fa e rimasta impressa per la sua forma slanciata e appuntita.

La giornata comincia così così, con una sveglia suonata tardi e una esclamazione "...zzo!" all'altezza della tangenziale di Torino, al momento in cui il ripasso mentale ricorda ad Adri di non aver preso gli scarponi (se la caverà comunque con le scarpe da ginnastica).
Da Molera, frazione di Balme, comincia la parte escursionistica della giornata.


Infatti il sentiero che sale da questa piccola borgata, a 1450 m, è ripido e senza tratti pianeggianti (ottimo per i selfie camminando), fino in cima all'Uja. Dapprima a zig-zag nel bosco e poi risalendo i prati soprastanti, conduce alla base delle roccette, ultimo ostacolo per la vetta.
Ah, dimenticavo, oggi a faticare insieme a noi due c'è anche Marca.


In poco tempo siamo già molto in alto, rispetto alla valle, da dove siamo partiti. Lo sforzo inizia a sentirsi nelle gambe.


In meno di due ore abbiamo già superato un dislivello di mille metri.


Oltre inizia il tratto alpinistico, con un primo muretto di rocce da superare arrampicando, con facili passi di II grado.


Il Monte Ciorneva, 2917 m, e la Torre d'Ovarda, 3069 m spiccano verso Sud.


Adri e Marca salgono seguendo i miei passi e controllando che non sbagli direzione.


Alcuni brevissimi tratti richiedono l'uso delle mani per la progressione, come quello nella foto sotto.


Adri controlla che il sentiero sia giusto. Si trovano, infatti, una miriade di tacche, alcune rosse vecchie e altre più recenti, bianche e rosse, che indicano due percorsi più o meno paralleli, che culminano ugualmente in punta.


Bollo rosso e altro tratto di facile arrampicata. Ormai non manca più molto alla cima.


Primo dei due segmenti attrezzati con corde fisse. Passaggi abbastanza corti, ma in cui, soprattutto a scendere, ci si tiene volentieri!


Adri e Marca in uscita dal passaggio. Le Adidas sono una sicurezza su roccia!


Piccola cengia di pochi metri in piano e poi si torna a salire.



Teo risale alcune facili roccette. Tutto il percorso, negli ultimi 500 m di dislivello è un susseguirsi di brevi tratti di arrampicati uniti da cenge su cui camminare.


E intanto, ecco il secondo tratto di corda, probabilmente un po' più difficile del primo, ma aggrappandosi...


...si sale agili.



Uno stormo di corvi svolazza sopra uno stambecco. Almeno da queste parti non si può dire di non vedere animali.


Lo stambecco, quello umano, è ormai in vista della vetta.


Anche Teo lo segue a breve distanza. 1500 m di dislivello, circa, in due ore e quaranta minuti: siamo gasati!


Io, aspetto scattando foto alla Bessanese, 3592 m, mentre l'Uja di Ciamarella, 3676 m, naturale prosecuzione di questo spartiacque, rimane nascosta nelle nuvole, a destra.


Primo piano sulla Bessanese e sul suo piccolo ghiacciaio.


Foto ai 2967 m della vetta, dopo aver sgranocchiato qualcosa e prima di incamminarci per la discesa.


E' tempo di scendere e di usufruire del metodo Culman (culo e mani) per il superamento di alcuni salti di roccia.


Adri si cala dalla prima corda fissa.


Ultimo a scendere Marca, che attende il suo turno.


Seconda corda fissa superata: adesso manca ancora un muretto insidioso che ci depositerà sul sentiero che scende a Molera.



Ulteriori passi di disarrampicata, prima di iniziare il sentiero.


Giornata che avevamo in mente da tempo, ma volata via in poche ore, cinque per l'esattezza. Siamo stati molto veloci anche per colpa di un meteo non eccezionale e delle nuvole che ricoprivano tutte le cime principali che si potrebbero vedere dalla vetta.
Nonostante tutto, però, il tempo è bastato per farci condividere un'ulteriore giornata in montagna e sghignazzare per mille ricordi tornati alla mente.

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