sabato 24 dicembre 2011

Monastero Benedettino di Marmora

Finalmente arriva il giorno, quello libero da impegni, quello prima di Natale, quello giusto.
La partenza è per le 9:00. Oggi andiamo in gita. 

La destinazione rimane un segreto, la conosco solo io. Ho scelto accuratamente chi portarmi dietro, chi apprezza, chi alla domanda - vuoi venire - risponde solo - si! -. Nicola.

OK si parte. Anche il tempo capisce che la giornata è speciale. Il Sole sembra seguirci per indovinare la nostra meta. 

Inizia la valle. Percorriamo la sua vertiginosa strada fino a Ponte Maira, poi la svolta a sinistra, un nuovo vallone. La carreggiata da qui si stringe. Il fondo del vallone è una stretta gola, il Sole lo si incrocia per poche ore al giorno, poi ombra. Le cascate si sono fermate da quando il ghiaccio ha preso il sopravvento. Anche loro hanno deciso di riposare.

Continuiamo a salire. L'ambiente si apre e l'aria ritorna primaverile.
Arriviamo alla frazione Parrocchia di Marmora.

Io parcheggio il Qubo. Scendiamo.

Davanti a noi la chiesetta e subito dietro il piccolo cimitero.  Sembriamo statuette in un presepe che cercano di non far muovere la cartapesta su cui sono poggiate.

In chiesa nessuno come tutto attorno. Guardando la conca illuminata, iniziamo a comprendere la scelta di Padre Sergio, un Monaco Benedettino, un ricercatore di povertà e di fede.

Arriva una macchina. Scendono due persone a cui è difficile attribuire età. Primo indizio del posto. Il nostro orologio sembra non essere allineato al tempo effettivo. Chiediamo loro di Padre Sergio, li seguiamo. Entriamo in una casetta.

Tre persone sedute attorno ad un tavolo, scaldati dalla stufa, ci domandano cosa vogliamo.

La prima volta che sentii parlare di questo posto fu anni fa, quando con due bici, Corrado ed io, percorremmo tutta questa stradina per sbucare nel Vallone dell'Arma, oltre il Colle Fauniera. Nella notte passata nella Locanda Ceaglio a Vernetti, ci raggiunse Giovanni. Fu lui il primo a dirmi di questo Monaco.

A distanza di anni durante una conversazione a lavoro, Marco, mio collega, riprende il discorso e mi spiega più dettagliatamente di Marmora, della Biblioteca e di Padre Sergio. Lui da bambino veniva qui ai campi scuola e quindi è molto informato.

Quando si dice... mettere la pulce nell'orecchio.

Ecco cosa abbiamo trovato.


In biblioteca ci ha accompagnati una delle due persone arrivate in macchina: uno è di Dronero, l'altro, di Boves ed è il badante del Monaco.

Vedendo da fuori le dimensioni del caseggiato sembra impossibile l'esistenza di cinque sale divise in stretti cunicoli in cui è facile perdersi.

Dopo aver osservato e sfogliato alcuni volumi della collezione, risaliamo nella cucina, l'unica stanza riscaldata. Ci hanno preparato il pranzo. Preghiera e via di forchetta.

In tavola una bottiglia di bianco e due di barbera. Mi viene in mente una frase scritta sulla maglietta della mia scuola, "l'enologica": - a chi non beve vino Dio neghi anche l'acqua -.

A pranzo finito dichiara i suoi punti deboli. Sigaretta e caffè. Possibilmente insieme se no se la sigaretta finisce presto, a caffè non ancora pronto, occorre accenderne una seconda!

Splendida giornata passata in un locale di altri tempi, al caldo della stufa e con un topino che nei momenti di silenzio pretendeva anche lui di essere ascoltato da sotto il lavandino. Mi è sembrato di vivere nei racconti delle mie nonne, insieme a persone fuori dall'ordinario, almeno per me, cittadino.

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